domenica 23 settembre 2012

Dalblair





 




Il Dalblair si arenò sulla barriera corallina, davanti a Pointe d’Esny sulla costa est, il 05 febbraio 1902. Nave inglese di 1474 tonnellate di stazza con tre alberi e scafo in acciaio. Fu costruita nel 1895. Partì dal porto di Cardiff in Inghilterra il 14 novembre 1901, per raggiungere nell'emisfero australe Port-Louis, Repubblica di Mauritius (nel 1902 l’isola era ancora una colonia inglese). A bordo un equipaggio di ventiquattro uomini ammaestrava sapientemente, per la seconda volta, la rotta verso Mauritius sotto l’occhio vigile del capitano Menthys.

La navigazione rimase tranquilla per quasi tutto il viaggio. Il 04 febbraio 1902, il timone viene messo fuori uso dal passaggio di una bassa pressione equatoriale al largo di Mauritius, rendendo la nave ingovernabile in balia delle correnti. Aggiungiamoci un errore di rotta confondendo la costa est con quella ovest, il faro dell’isola Fouquets davanti a Mahébourg scambiato per il faro di Albion vicino a Port-Louis e successivamente la rottura di due dei tre alberi della nave. Questi furono gli ingredienti che segnarono inevitabilmente il destino tragico del Dalblair.

L’errore di rotta, porta la nave diritta incontro al grande occhio del ciclone proveniente da Rodrigues, il quale riesce a tenere sotto scacco il mercantile nelle acque sempre più impetuose dell’oceano indiano. Onde di rara violenza fanno tremare, sobbalzare la nave, tre delle quattro scialuppe si arrendono all’oceano e il ponte è messo a dura prova dalla parziale perdita. Alla lunga il Dalblair cede il fianco, proiettato, scaraventato contro la barriera corallina dalla furia naturale, annunciando l’inevitabile accasciarsi…urlando con un nodo in gola ma intenso, la sua fine.

Dopo l’abbraccio mortale, sull'equipaggio del mercantile scese il panico. Il capitano Menthis dopo aver segnalato l’emergenza con i razzi in dotazione ordinò di attendere i soccorsi, chi non rispettò gli ordini e si buttò in mare non fu più ritrovato. Intorno alle 6 del pomeriggio, intuendo il mancato soccorso ordinò di calare la scialuppa legata ad una fune con dieci marinai a bordo per un tentativo di salvataggio. La scialuppa, a causa delle condizioni del mare ingovernabile si capovolse, sette uomini riuscirono a salvarsi mentre tre uomini annegarono, Thomas Griffiths, James Murrows e Joseph Jenkins.

L’alba seguente Christian Petersen legato ad una fune, sfidando il pericolo nuotò arrivando sulla battigia di Pointe d’Esny consolidando un contatto tra la nave e la terra, dando così il via all'operazione di soccorso. I marinai vengono trasportati all'ospedale di Mahébourg e curati, chi per una gamba o un braccio rotto, chi con il corpo ricoperto di ferite. I loro piedi nel tentativo di guadagnare terra si lacerarono, fatti a brandelli dal corallo tagliente che riveste il fondo marino in quasi tutta la zona. I corpi recuperati dei tre marinai annegati vennero sepolti sulla spiaggia, mentre il capitano esternava il proprio dolore. Il resto dell'equipaggio illeso fu trasportato in treno alla casa del marinaio a Port-Louis. 

Finisce così, una pagina tragica della storia navale britannica. Raccontandoci un pezzo di vita vera, vissuto più di 100 anni fa. Il Dalblair, con la sua carcassa ormai asciugata rimarrà storia anche dopo la sua scomparsa fisico/visiva reale. Rimarrà storia anche e soprattutto, dopo che il ciclo turistico, inginocchiandosi per un omaggio non capito, perdesse quell'alito di superficialità. Rimarrà finalmente storia, riposando eternamente, e con consapevole rispetto nel nostro silenzioso ed intimo sapere.

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