giovedì 8 maggio 2014

Le Corti di Beau Vallon


Nato agli inizi degli anni sessanta in Lombardia, in quella provincia di Como dal sentore nordico, diventata nel tempo la scolastica e familiare provincia di Lecco. Più precisamente in quella zona denominata Brianza, un tempo vero e proprio polmone verde con tutti i suoi preziosi paesini dalla spiccata natura agricola e contadina, tutti eguali e diversi per tradizione e rivalità.

In quei paesi che sentivano soffiare il vento del cambiamento economico/culturale e si adeguavano ad una società proiettata nel nuovo millennio, ho passato i miei primi 40 anni, in una delle tante corti tradizionali che costituivano il paese vero e proprio. L’atmosfera che si respirava, in quelle corti rurali costruite con una entrata/uscita, spesso con al centro un pozzo per la raccolta dell’acqua e con nomi rigorosamente in dialetto locale brianzolo, era di grande armonia per noi bambini e poi adolescenti. Nelle corti, come fossero libri usati si leggeva la vita, la storia e il duro lavoro delle famiglie contadine. Gli anziani erano sempre visti con rispetto e la loro impronta chiara e utile alla nostra viva curiosità.

L’arrivo dell’estate, lunga e calda dal profumo di grano significava l’inno allo svago, agli incontri, ai primi amori e lo stare insieme era la parte migliore. In questo parco naturale di divertimenti il gioco era di casa. Si giocava fino a che le prime ombre crepuscolari abbracciavano dolcemente le luci del giorno annunciandone il fine corsa, sentendoci chiamare a più riprese dai nostri genitori, con la cena che si freddava, il canale rai1 in bianco e nero sintonizzato sul telegiornale. Finanche il frastuono del macinino dei chicchi di caffè del bar Ricci ci faceva immaginare che le prime tazzine calde di quell’aroma profumato, fossero già pronte sul bancone e che forse sarebbe stato meglio sbrigarsi a rincasare.

Ora vivo nella Repubblica di Mauritius con mia moglie mauriziana e una bambina nata in Italia nel 2006, e nonostante ci dividono 10.000 km. di distanza e una cultura tutt’altro che brianzola oltre ad una società/clima/strutture/natura/storia diverse nel loro insieme, ho ritrovato qui nel centro di Beau Vallon, in quelle strade che da sempre fanno scuola animandosi di un’elegante festa spensierata al primo rintocco di campanella, gli stessi emozionanti anni di gioventù passati nella corte brianzola di paese, ma con un’altra protagonista…mia figlia Verdiana.                                                    
Lei inconsapevolmente sta vivendo il suo tempo come fotocopia dei miei primi anni verdi, la stessa emozionante voglia di vivere, stare insieme, essere una grande famiglia, condividendo la semplicità delle cose, la gentilezza e l’umiltà di un popolo…ed io continuo a rivedermi in lei e ha ricordare quegli anni, che so essere stati unici…con gli amici e compagni di sempre, legati da un filo di emozioni e ricordi. Amici persi e ritrovati, amici di viaggio unici, amici da bar tutte le sere, amici boia e galera, amici di letto, amici grandi…amici sempre.

Curt Növa

La Curt Növa si trova in piazza Gaetano Annoni 11, Verderio (ex Inferiore - Lc) con l’attuale Money bar (ex bar Ricci) e il monumento ai caduti in tempo di guerra, (anni fa con al centro l’acquedotto del paese) divisi da una stradina che invita fisicamente alla riflessione genuflessa.

Dall'alto la torre ecclesiastica osserva, orologio di casa, suono timoroso, sguardo popolano, figura abituale, difensore di roboanti naturali…amico di infanzia. Tra i suoi personaggi, voglio ricordare Alessandro Barelli, il “Conte” figura semplice e onesta che ha saputo resistere al tempo.

Una corte, che gli anni di flusso immigratorio in nome del villaggio globale hanno sbiadito e snaturato, cambiandone per sempre la faccia. Chissà se il ragazzo dell’est, africano, indiano o latino, alloggiandoci in cerca di una speranza di vita migliore potrà mai capire cosa sia stata per noi...

”generazione con gli asabesi e la parigina di zucchero, che abbiam bevuto la “gazzosa” con la cannuccia di liquirizia, pescato nelle foppe, cantato i pooh a squarciagola, guardato il tempo delle mele, andati in gita col don, imitato giochi senza frontiere, fumato un pezzo di legno, giocato nella roggia, mangiato la pizza soffice in scatola, giocato al dottore, nuotato nell’Adda, elaborato il motorino, letto il giornalino della domenica, avuto il “locale”, guardato la tv in bianco e nero, usato una Polaroid istantanea, collezionato la moneta di carta, conosciuto l’ultimo “strasce”, ballato al Satisfation, costruito la capanna con i compagni della banda, giocato a pallone nei giorni dell’austerità, fantasticato con le prime radio locali private, registrato Sanremo dalla tv, pagato 15 lire un ghiacciolo, sbucciato le pannocchie con i nostri nonni, pronunciato convinti “albitro e sandoria”, travestiti da veri eroi a carnevale, riso a crepapelle per nulla e sognato…tanto sognato ad occhi aperti”                                                           

…la corte brianzola, un grande insegnamento di vita.