Nato agli inizi degli anni sessanta in Lombardia, in quella provincia di Como
dal sentore nordico, diventata nel tempo la scolastica e familiare provincia di
Lecco. Più precisamente in quella zona denominata Brianza, un tempo vero e
proprio polmone verde con tutti i suoi preziosi paesini dalla spiccata natura
agricola e contadina, tutti eguali e diversi per tradizione e rivalità.
In
quei paesi che sentivano soffiare il vento del cambiamento economico/culturale
e si adeguavano ad una società proiettata nel nuovo millennio, ho passato i
miei primi 40 anni, in una delle tante corti tradizionali che costituivano il
paese vero e proprio. L’atmosfera che si respirava, in quelle corti rurali
costruite con una entrata/uscita, spesso con al centro un pozzo per la raccolta
dell’acqua e con nomi rigorosamente in dialetto locale brianzolo, era di grande
armonia per noi bambini e poi adolescenti. Nelle corti, come fossero libri
usati si leggeva la vita, la storia e il duro lavoro delle famiglie contadine. Gli
anziani erano sempre visti con rispetto e la loro impronta chiara e utile alla
nostra viva curiosità.
L’arrivo
dell’estate, lunga e calda dal profumo di grano significava l’inno allo svago,
agli incontri, ai primi amori e lo stare insieme era la parte migliore. In
questo parco naturale di divertimenti il gioco era di casa. Si giocava fino a
che le prime ombre crepuscolari abbracciavano dolcemente le luci del giorno annunciandone
il fine corsa, sentendoci chiamare a più riprese dai nostri genitori, con la
cena che si freddava, il canale rai1 in bianco e nero sintonizzato sul
telegiornale. Finanche il frastuono del macinino dei chicchi di caffè del bar
Ricci ci faceva immaginare che le prime tazzine calde di quell’aroma profumato,
fossero già pronte sul bancone e che forse sarebbe stato meglio sbrigarsi a
rincasare.
Ora
vivo nella Repubblica di Mauritius con mia moglie mauriziana e una bambina nata
in Italia nel 2006, e nonostante ci dividono 10.000 km. di distanza e una
cultura tutt’altro che brianzola oltre ad una
società/clima/strutture/natura/storia diverse nel loro insieme, ho ritrovato
qui nel centro di Beau Vallon, in quelle strade che da sempre fanno scuola animandosi
di un’elegante festa spensierata al primo rintocco di campanella, gli stessi
emozionanti anni di gioventù passati nella corte brianzola di paese, ma con
un’altra protagonista…mia figlia Verdiana.
Lei
inconsapevolmente sta vivendo il suo tempo come fotocopia dei miei primi anni
verdi, la stessa emozionante voglia di vivere, stare insieme, essere una grande
famiglia, condividendo la semplicità delle cose, la gentilezza e l’umiltà di un
popolo…ed io continuo a rivedermi in lei e ha ricordare quegli anni, che so essere
stati unici…con gli amici e compagni di sempre, legati da un filo di emozioni e
ricordi. Amici persi e ritrovati, amici di viaggio unici, amici da bar tutte le
sere, amici boia e galera, amici di letto, amici grandi…amici sempre.
Curt Növa
La Curt Növa si trova in piazza Gaetano Annoni 11, Verderio (ex Inferiore - Lc) con l’attuale Money
bar (ex bar Ricci) e il monumento ai caduti in tempo di guerra, (anni fa
con al centro l’acquedotto del paese) divisi da una stradina che invita
fisicamente alla riflessione genuflessa.
Dall'alto la torre ecclesiastica
osserva, orologio di casa, suono timoroso, sguardo popolano, figura abituale,
difensore di roboanti naturali…amico di infanzia. Tra i suoi personaggi, voglio
ricordare Alessandro Barelli, il “Conte” figura semplice e onesta che ha saputo
resistere al tempo.
Una corte, che gli anni di flusso
immigratorio in nome del villaggio globale hanno sbiadito e snaturato,
cambiandone per sempre la faccia. Chissà se il ragazzo dell’est, africano, indiano
o latino, alloggiandoci in cerca di una speranza di vita migliore potrà mai capire
cosa sia stata per noi...
”generazione
con gli asabesi e la parigina di zucchero, che abbiam bevuto la “gazzosa” con
la cannuccia di liquirizia, pescato nelle foppe, cantato i pooh a squarciagola,
guardato il tempo delle mele, andati in gita col don, imitato giochi senza
frontiere, fumato un pezzo di legno, giocato nella roggia, mangiato la pizza soffice
in scatola, giocato al dottore, nuotato nell’Adda, elaborato il motorino, letto
il giornalino della domenica, avuto il “locale”, guardato la tv in bianco e
nero, usato una Polaroid istantanea, collezionato la moneta di carta, conosciuto
l’ultimo “strasce”, ballato al Satisfation, costruito la capanna con i compagni
della banda, giocato a pallone nei giorni dell’austerità, fantasticato con le prime
radio locali private, registrato Sanremo dalla tv, pagato 15 lire un ghiacciolo,
sbucciato le pannocchie con i nostri nonni, pronunciato convinti “albitro e sandoria”, travestiti da veri eroi a carnevale, riso a crepapelle per
nulla e sognato…tanto sognato ad occhi aperti”
…la corte brianzola, un grande insegnamento di vita.
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